domenica 8 marzo 2020

Fare uno più uno non è "scienza missilistica"

Proviamo a spiegarla semplice, per chi non è in grado di correlare le informazioni che si possono reperire ormai ovunque, anche se si tratta di un esercizio che potrebbe fare chiunque, e se nessuno o quasi tira fuori queste riflessioni è chiaro che la capacità media di analizzare i dati è ad un livello imbarazzante.

Premessa indispensabile: chi vi presenta i dati sotto forma di percentuali e non di valori assoluti vi sta volutamente prendendo per il culo.

Chi si limita a fare proiezioni lineari sui dati riguardanti gli infettati, i morti e i guariti, vi sta prendendo per il culo.

Dati di fatto:
- in Italia ci sono 5.090 posti di terapia intensiva (quella in cui vengono ricoverati gli infetti che non sono più in grado di sostenere autonomamente la funzione respiratoria), 3.000 posti in pneumologia, 3.000 in malattia infettive, posti che si cercherà di raddoppiare nei prossimi giorni
https://www.ilsole24ore.com/art/nascono-ospedali-covid-2019-piu-letti-terapie-intensiva-e-medici-altre-regioni-AD8FCu

- normalmente, ovvero quando non ci sono epidemie in corso, la capacità residua del sistema sanitario è pari a circa il 40% della disponibilità totale, quindi 4.500 posti letto su 11.000;

- sono già state indicazioni ai rianimatori ed anestesisti sulle priorità da assegnare ai pazienti nel caso in cui le risorse disponibili fossero in esaurimento, con l'ovvia scelta di concentrare gli sforzi sui pazienti che oggettivamente sono in grado di superare la malattia
https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_07/coronavirus-regole-rianimatori-anestesisti-l-emergenza-df6d0406-609d-11ea-8d61-438e0a276fc4.shtml

- altri quotidiani ne parlano con toni volutamente scandalizzati, ma si tratta di routine nella gestione delle emergenze
https://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/coronavirus_terapia_intensiva_ipotesi_choc_scelta_eta-5097467.html

- ad oggi il "sistema" regge, ma è ovviamente un problema di numeri. Più crescerà il numero di infettati più crescerà il numero di persone che avranno bisogno di entrare in terapia intensiva. Quindi non è un problema di percentuali, ma di valori assoluti.
https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/20_marzo_02/coronavirus-la-rete-terapie-intensive-reggera-l-impatto-40f79cca-5ca9-11ea-9c1d-20936483b2e0.shtml

- il decreto che prevede l'assunzione di 20.000 tra medici, infermieri ed operatori è un altro segnale preciso circa le prospettive future, perché da un lato le assunzioni serviranno a potenziare il numero di pazienti che sarà possibile assistere, dall'altra dovrà tamponare le defezioni obbligate causate dal personale medico che inevitabilemnte verrà infettato e dovrà andare in quarantena o in terapia (il 6 marzo il numero di sanitari positivi o in quarantena era di 200/250 persone);

- oltre al personale si guarda ovviamente alle strutture in cui ospitare i pazienti, prevedendo la possibilità di requisire alberghi, materiale sanitario;

- parallelamente, ma si tratta di un provvedimento parziale e temporaneo, vengono spostati i pazienti in terapia intensiva ma non affetti da coronavirus in altre regioni
https://www.ilsole24ore.com/art/nascono-ospedali-covid-2019-piu-letti-terapie-intensiva-e-medici-altre-regioni-AD8FCu

- per altro, oltre ai medici ed alle strutture, è stato avviato l'iter per acquistare i macchinari necessari a sostenere le terapie
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/03/08/news/coronavirus_maxicontratto_per_produrre_500_ventilatori_polmonari_al_mese-250622720/?ref=RHPPTP-BH-I250631242-C12-P7-S2.3-T1

- per finire, qualche medico inizia a raccontare le cose senza filtri, facendoci capire cosa ci aspetta
https://www.huffingtonpost.it/entry/rabbrividisco-per-chi-ignora-le-raccomandazioni-la-guerra-e-esplosa-il-post-del-medico-su-fb_it_5e64b61ac5b6055728064137?utm_hp_ref=it-homepage

- le zone rosse sono diventate regioni arancioni e si è passati da una manciata di comuni ad una regione intera più diverse provincie di altre quattro regioni, per più di 16 milioni di italiani coinvolti.

- il numero di contagiati è in aumento;

- non esiste un vaccino, non esistono cure, l'unica terapia è il sostegno delle attività vitali.

Tutto questo cosa significa?

Essenzialmente che la narrativa per cui questo virus era poco più di una normale influenza (chi si ricorda le affermazioni per cui dovremmo preoccuparci di più dell'influenza stagionale, dei fulmini, del fumo o altre amenità del genere?) si è rivelata per quello che era, ovvero un patetico tentativo di tranquillizzare le persone, funzionale nel momento in cui è stata utilizzata, ma ormai superata.

Allo stesso modo il giochino per cui si ragiona di percentuali è ormai alla corda, perché quello che si deve valutare è l'impatto del numero di contagiati che richiedono assistenza ospedaliera sul sistema sanitario: è inutile dire che "solo" il 10% dei contagiati necessita di un ricovero in terapia intensiva senza specificare che se ad oggi stiamo parlando di 462 pazienti, domani potrebbero molti di più, perché i casi accertati sono solo 4.600 e siamo ben lontani dal picco.

Ora, alla luce di tutte queste informazioni, a che serve prendere provvedimenti parziali e/o limitati a poche zone geografiche?

Per evitare il collasso del sistema sanitario ed un numero di decessi elevato è necessario fare di tutto per limitare al massimo la diffusione del coronavirus, imponendo da subito un regime di quarantena obbligatorio esteso a tutta la nazione.

Non si vuole fare subito? Ci si arriverà per forza, man mano che aumenteranno i casi positivi. Forse sarebbe il caso di anticipare il momento in cui le decisioni dovranno essere prese in emergenza, perché le possibilità di far scoppiare il panico sarebbero veramente alte.

giovedì 27 febbraio 2020

La competenza che non ti aspetti

E poi, inaspettatamente, riesci a leggere un articolo che espone le cose in modo ragionevole ed accurato.

Incredibile.

Strumenti elementari di difesa

Tenete sempre presente che quando qualcuno cerca di convincervi di qualcosa usando le percentuali sta cercando di fregarvi.

mercoledì 26 febbraio 2020

La bizzarria delle statistiche quando si tralascia l'importanza dei valori assoluti

Un'altra cosa che mi affascina, leggendo i giornali, è la solerzia con cui adesso, ad allarme sfociato nel panico, si cerca in tutti i modi di convincere la gente che il coronavirus non sia così letale come è stato ipotizzato all'inizio dell'epidemia in Cina.

Però i numeri, bizzarramente, si prestano sempre a più di una interpretazione, e anche nel caso in cui vengano usati per dimostrare che il virus non è letale, possono magicamente dimostrare anche il contrario.

Ad esempio qui si dice che:
- il 95% dei malati guarisce
- il tasso di mortalità in Cina è del 2,1% e nel mondo dello 0,16%
- l'80% dei contagiati ha sintomi così leggeri che neppure si accorge di essere stato contagiato.


Partendo da questi dati possiamo osservare che:
- se il 25% degli italiani venisse contagiato avremmo 14.000.000 di contagiati;
- se l'80% dei contagiati avesse sintomi troppo leggeri da rilevare, avremmo 2.800.000 pazienti con sintomi "non leggeri";
- se il tasso di mortalità fosse del 2,1% avremmo 58.800 decessi (per dire, sono tutti gli abitanti di Savona o di Matera);
- se il tasso di mortalità fosse solo dello 0,16% avremmo comunque sia 4.480 decessi.

Possiamo anche diminuire di molto il numero di contagiati:
- se il 10% degli italiani venisse contagiato avremmo 5.600.000 persone contagiate;
- se l'80% dei contagiati avesse sintomi troppo leggeri da rilevare, avremmo 1.120.000 pazienti con sintomi "non leggeri";
- se il tasso di mortalità fosse del 2,1% avremmo 23.520 decessi (Ivrea o Frascati);
- se il tasso di mortalità fosse solo dello 0,16% avremmo comunque sia 1.792 decessi.

Ora, questi numeri possono anche essere rassicuranti, ma fanno capire che anche una percentuale alta (il 95%), se applicata ad un numero altrettanto alto (56.000.000 di abitanti) lascia fuori 2.800.000 persone, che poche non sono.

Perché quello che ancora non ho letto da nessuna parte è che ha poca importanza il numero dei contagiati con sintomi rilevanti, ha poca importanza il numero di decessi, mentre ha un'importanza FONDAMENTALE sapere quante persone vengono contagiate e non sviluppano la malattia, e quanto è diffuso, in questo momento il virus in Italia.

Due risposte che, ad oggi e forse mai, nessuno conosce.

P.S.: dite a Luna che ad oggi, in Italia, i decessi sono 12 su 374 casi, per una percentuale del 3,20%. Se i 374 infetti fossero il 20% del totale, ci sarebbero 1.870 infetti. 374 decessi su 1.870 casi fa lo 0,61%. Chissà da dove viene lo 0,16% di cui parla nel suo articolo. E una mortalità dello 0,61% su 1.120.000 infetti darebbe 7.187 vittime. A me continuano a non sembrare numeri tranquillizzanti.

Sfumature di virus

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto malattie infettive Spallanzani, ne fa una questione semantica: "In Italia morti 'con' il virus non 'per' il virus". Sostiene cioè che "Fino ad oggi i decessi in Italia riguardano persone morte 'con' il coronavirus e non 'per' il coronavirus, non possiamo dimenticare la storia sanitaria pregressa delle vittime. Il Coronavirus ha aggravato condizioni preesistenti".

A me questi tentativi di arrampicata libera sugli specchi hanno sempre affascinato.

E' come dire che se un ascensore si blocca perché è stato superato il massimo del peso che può trasportare la colpa non è dell'ultimo tizio che è salito, ma di tutti quelli che sono saliti quando l'ascensore era vuoto.

Dimenticando che se il coronavirus non si fosse aggiunto alle altre patologie probabilmente quei morti sarebbero ancora vivi.

lunedì 24 febbraio 2020

Numeri ed opinioni

Normalmente ho un atteggiamento agnostico verso qualsiasi argomento, fanno eccezione alcuni interessi personali specifici che però non credo possano alterare il giudizio complessivo: voglio dire, il fatto che io sia appassionato di fantascienza, del cinema di Kubrick e di cucina è irrilevante, dovendo parlare dell'epidemia di paura che sta montando in Italia.

I numeri dovrebbero essere uno degli alleati migliori per analizzare un fenomeno senza lasciarsi condizionare dall'emotività, anche se sappiamo bene che la scelta dei numeri da cui partire per l'analisi può condizionare in modo decisivo le conclusioni dell'analisi stessa.

Prendiamo ad esempio i dati forniti dal Ministero della Salute sul virus "2019- nCoV". Al 23/2, a livello globale, il numero di morti è di 2.461 e quello dei casi confermati è di 78.764. La percentuale di decessi è del 3,12%. In Cina i morti sono 2.445 su 77.041 casi, ovvero il 3,17%. Nel resto del mondo si contano 16 morti su 1.723 casi confermati, quindi meno dell'1% di mortalità. Qui http://who.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/c88e37cfc43b4ed3baf977d77e4a0667 con dati più aggiornati, i decessi sono 2.618 su 79.336 casi, il 3,29%. SARS nel 2003 fece 801 morti su 8.465 casi segnalati nel mondo: https://www.epicentro.iss.it/focus/sars/map2003_04_09.jpg quindi il 9,46%. Il contenimento avvenne in pochi mesi, compresi tra il 13/03/2003 (data in cui venne ufficialmente dichiarata l'epidemia) ed il 05/07/2003 (data in cui l'OMS dichiarò l'epidemia contenuta in ogni parte del mondo https://www.epicentro.iss.it/focus/sars/polm-atip). MERS-CoV fece 624 vittime su 1.616 casi accertati, il 38,61%: https://www.epicentro.iss.it/infettive/Coronavirus2013

I numeri sembrano indicare, di conseguenza, una minor letalità di "2019 - nCoV" rispetto a SARS e MERS. Questo significa che possiamo preoccuparci di meno? Probabilmente no, visto che il numero di decessi totali per "2019 - nCoV" è già oggi più del triplo di SARS, mentre il numero di casi accertati è dieci volte più grande. Evidentemente le misure di contenimento adotatte con SARS furono più efficaci o il virus era meno capace di infettare le persone, per cui i numeri rimasero tutto sommato bassi.

Veniamo al confronto con l'influenza stagionale. Nel 2019 i casi accertati furono 8.104.000 solo in Italia, certamente sottostimati a causa dei sintomi confusi con altre malattie virali e alla scarsa necessità di assistenza medica. Il numero di morti diretti causate è nell'ordine di 300-400 persone. Un tasso di mortalità pari allo 0,005%. Se si allarga l'esame alle morti dovute a complicanze causate dai virus influenzali (tra i 4.000 e i 10.000 decessi annui stimati) il tasso di mortalità sale allo 0,12%. Ventisette volte più basso di "2019 - nCoV": https://www.agi.it/fact-checking/news/2020-02-20/coronavirus-influenza-stagionale-7136419/

Il problema di "2019 - nCoV", quindi, è da una parte una mortalità più alta dell'influenza stagionale, dall'altra la mancanza di strumenti efficaci per contrastarlo. Anche volendo ampliare il numero di contagiati (per comprendere chi ha accusato solo sintomi lievi e non ha avuto la necessità di rivolgersi ad un medico o ad un ospedale) riducendo così la percentuale dei decessi, non cambia un dato di fatto: "2019 - nCoV" è in grado di infettare un numero di persone più alto rispetto all'influenza stagionale (perché non esistono vaccini e perché il virus è nuovo, quindi nessuna persona contagiabile possiede gli anticorpi necessari ad impedire l'infezione) per cui, se non verrà contenuto in tempi relativamente rapidi, causerà un numero di morti sicuramente superiore all'influenza stagionale.

Se anche la mortalità di "2019 - nCoV" fosse al massimo pari a quella dell'influenza stagionale avremmo tra i 4.000 e i 10.000 decessi in più rispetto alla "normalità", cosa che non mi sembra affatto il caso di minimizzare.

Affermare che l'influenza fa molti più morti è vero, se si ragiona oggi sul numero assoluto di persone decedute. Ma è una cretinata assoluta se non si considera il fatto che il numero di casi accertati di "2019 - nCoV" è ridicolmente più basso, per cui bisognerà vedere quanti saranno i morti se il virus arriverà ad infettare 8 milioni di persone (spoiler: il 2% di 8.000.000 è 160.000, quindi tra QUARANTA e SEDICI volte più grande).

Un altro paragone interessante può essere quello con l'alcol. In Italia si stimano 33,6 milioni di consumatori (il 60% degli abitanti circa) per una media di 43.500 decessi annui causati direttamente o indirettamente dall'uso di alcol. La percentuale di decessi è 0,13%, pari a quella dell'influenza stagionale, ma il numero totale è da quattro a dieci volte più grande: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=66797

Il fumo (https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/15_settembre_16/italia-fumo-causa-83mila-decessi-l-anno-prima-causa-morte-6c387a82-5c5c-11e5-83f0-40cbe9ec401d.shtml) dovrebbe essere responsabile di 83.000 decessi annui su 10,3 milioni di fumatori, per una percentuale di decessi pari allo 0,8%, quindi sei volte più grande di quella dell'influenza stagionale o dell'alcol.

Le classifiche di pericolosità per l'Italia, quindi, sono: in termini di numero di morti assoluti 83.000 fumo 43.500 alcol 4-10.000 influenza stagionale 4 "2019 - nCoV"

In termini di percentuali: 2,68% "2019 - nCoV" 0,8% fumo 0,13% alcol 0,12% influenza stagionale

Per dirla in altri termini: se "2019 - nCoV" infettasse un numero di persone pari ai consumatori di alcol causerebbe 900.000 decessi contro i 43.500 dell'alcol. Ecco, forse in questo modo si riesce a capire la differenza di pericolosità di "2019 - nCoV".

Ad oggi il numero di decessi è basso perché è basso il numero di contagiati, non perché "2019 - nCoV" è meno letale dell'influenza stagionale.

mercoledì 19 febbraio 2020

Testa di Brexit

Che la Brexit fosse una puttanata era abbastanza ovvio, visti i personaggi in gioco. Ma dubitavo che si potesse arrivare a queste ineguagliabili vette di stupidità: secondo questi geni è necessario evitare che in Gran Bretagna entrino lavoratori poco qualificati, mal pagati e che non conoscono l'inglese. Quindi, porte aperte solo a chi ha una proposta per un lavoro qualificato, con uno stipendio adeguato, e che conosca bene la lingua inglese. Insomma, stanno dichiarando in modo esplicito che tutti i lavori di basso livello devono rimanere saldamente in mano ai sudditi della Regina.

Gli stranieri che potranno andare a lavorare in Gran Bretagna saranno solo quelli in grado di fare carriera, lasciando i posti peggiori ai nativi britannici. Se le leggi a tutela del Regno Unito saranno tutte di questo tenore ci sarà da ridere.

mercoledì 12 febbraio 2020

Gli "atti gravissimi"

Le comiche: un'azienda che è in passivo per 380ml e decide di avviare la procedura di liquidazione commette, secondo l'ineffabile ministro dei trasporti italiano, un "atto gravissimo".

Chissà, magari i bilanci di questa azienda erano segreti.

Chissà, magari era preferibile che continuasse a sperperare soldi.

Chissà, magari era meglio arrivare ad un deficit tale da rendere necessario l'intervento del Governo.

Invece questi, responsabilmente, decidono di liquidare l'azienda. Abominio.

Quando il senso del ridicolo è azzerato

Questo incapace parla di "difesa dei confini", riuscendo ad insultare con tre parole nell'ordine:

- chi ha veramente "difeso" i confini, al prezzo della vita;

- chi cerca scampo da guerre, regimi totalitari, povertà, fame;

- chi cerca di salvare gente che attraversando il Mediterraneo con mezzi di fortuna mette a rischio la sua vita;

- l'intelligenza di chi legge queste stronzate;

- il luogo in cui pronuncia un discorso pieno di falsità;

- le istituzioni.



Ma poi me lo vedo, lo sprezzante capitano de 'sto cazzo, difendere il suolo natio da orde di bambini denutriti, stanchi ed impauriti.

venerdì 7 febbraio 2020

Sui prezzi dei libri

Il Senato ha approvato all'unanimità la legge sul sostegno alla lettura. Raramente l'unanimità ha fatto approvare provvedimenti utili, ed anche in questo caso le cose non sono andate in modo diverso. La cosa più curiosa è che il "sostegno alla lettura" si vorrebbe ottenere con la riduzione degli sconti massimi possibili sul prezzo dei libri. Quindi facendo pagare di più i libri si sostiene la lettura. Mi chiedo il motivo per cui non si impone un prezzo minimo di 50€ a libro, indipendentemente da qualsiasi altro parametro.

Questo provvedimento dimostra, se mai fosse ancora necessario, che nel 2020 editori e legislatori non hanno ancora capito il motivo per cui Amazon prospera e continuerà a prosperare.

Ma ci sono ampi margini per peggiorare le cose.

giovedì 6 febbraio 2020

Dubbio.

Leggo questa notizia e provo a cercare riscontri nella stampa internazionale, ma non ottengo risultati apprezzabili sia usando i nomi dei protagonisti (Abdul Jabbar e Huma Younus), che quelle dei due giudici (Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah), che quello dell'avvocato di lei (Tabassum Yousaf), qualsiasi combinazione io usi.

Il dubbio che si tratti di una notizia senza solide basi diventa via via più concreto.

Gli unici risultati vengono da pochi siti, nessuno dei quali appartenente ai maggiori editori mondiali. La cosa è strana, quanto meno. Per altro tutti gli articoli condividono le stesse informazioni, elencate nello stesso modo, con l'uso di espressioni simili.
In Italia è dannatamente difficile dire la verità.

Sappiamo che le risorse a disposizione sono limitate e già oggi, anche a causa di una distribuzione sbilanciata a sfavore dei paesi "sottosviluppati", molte persone non hanno accesso a beni e servizi (ad esempio l'acqua, la corrente elettrica) che per altri sono a disposizione senza limiti. Ma anche nel caso in cui le risorse venissero distribuite in modo uniforme, ad un certo punto sul pianeta ci saranno troppe persone, per cui la situazione diventerà insostenibile.

Suggerire di diminuire il numero di nuovi nati è semplice buon senso, per altro è l'unica azione che può avere un effetto certo, dato che diminuirebbe la richiesta di risorse in modo lineare.

Ma in Italia la verità viene etichettata come "affermazione shock", a dimostrare l'estrema infantilità con cui si affrontano questi temi.

Relatività

Torno per un attimo sul confronto tra reflex e smartphone per aggiungere che esistono condizioni (tipicamente le fotografie scattate all'aperto, di giorno, a soggetti immobili, con la giusta luce) in cui le differenze tra i diversi strumenti utilizzati per scattare la fotografia si annullano semplicemente perché i parametri ideali di scatto rientrano in quelli gestiti da QUALSIASI strumento fotografico. Ovviamente si annullano se il formato di output della fotografia non è tale da mettere in crisi la fotografia stessa, quindi in caso di stampe di dimensioni medio-piccole, o visualizzazione su schermi piccoli o dalle caratteristiche non eccelse.

Il punto, però, è che le macchine fotografiche professionali, malgrado siamo ormai diffuse tra i principianti e vengano utilizzate in contesti in cui anche una compatta di dieci anni fa riuscirebbe ad ottenere risultati interessanti, vengono spesso e volentieri utilizzate in modo sbagliato.

Dato che si tratta di fisica e non di esoterismo, chiunque può facilmente verificare che scattando in condizioni "ideali" (ad esempio 50mm ,f/8, 1/125) si ottengono risultati sovrapponibili, soprattutto se l'output finale viene convertito per la visualizzazione su internet (tipicamente lato lungo di 1980 o 1200 pixel, formato ridotto con perdita di dati a scelta, mentre non ha alcuna importanza il dato relativo ai DPI) e se poi questo output viene visualizzato su di uno schermo da 5.5".

mercoledì 5 febbraio 2020

Intitolare strade a cazzo

L'Italia è quel meraviglioso paese in cui un latitante pluricondannato può ambire a dare il suo nome ad una strada.

Paragonare pere e creme depilatorie

Ogni tanto capita di imbattersi in articoli in cui si confrontano pere e creme depilatorie, oppure smartphone e reflex. Nel primo, come nel secondo, caso il confronto è inutile se non deleterio, perché fa credere al lettore imbambolato che quel confronto è possibile ed è sensato. Qualsiasi persona abbia provato a depilarsi con una pera sa che la cosa è destinata a fallire, malgrado tutti gli sforzi profusi. Allo stesso modo chiunque voglia scattare una fotografia sa che è inutile ed insensato farlo con uno smartphone.

Non ho la minima intenzione di spiegare il motivo, perché se dopo aver osservato i due oggetti non siete in grado di capire quanto sono diversi e soprattutto destinati ad utilizzi diversi, non c'è nessun modo al mondo per farvelo capire.

Quello che invece questi confronti non mettono mai in evidenza, se non in modo superficiale o in modo incidentale, è che ci sono contesti in cui la fotografia realizzata con lo smartphone è utilizzabile e soprattutto fruibile da chi la vedrà. Il motivo è legato al mezzo che si utilizza per visualizzare la fotografia, dove per "mezzo" non intendo solo il dispositivo hardware, ma anche il media, quindi il sito, il giornale, il social. Si tratta di mezzi che impongono enormi limitazioni tecniche e tecnologiche, che tendono ad appiattire ed annullare le differenze che esistono tra le fotografie scattate da uno smartphone e da una reflex.

Viste su uno schermo da 5.5" le fotografie (se sono state scattate e post prodotte da chi se ne intende un minimo) sembrano tutte uguali, riuscendo a nascondere la loro origine.

Quindi, malgrado l'insensatezza del paragone proposto, ci sono ambiti in cui le differenze rilevabili sul prodotto vengono annullate dal mezzo utilizzato per guardare le fotografie.

A voi giudicare se questo è un bene.

Un fottuto genio

Alla faccia di qualsiasi Jobs o Gates, questo è un fottuto genio.

martedì 4 febbraio 2020

Smartphone e carriole

Domanda: in questa carriola possono entrare i 99 smartphone dichiarati dall'artista? Risposta: quasi sicuramente si. Le dimensioni relative della carriola sono (approssimando per difetto, quindi in modo conservativo) altezza uguale alla larghezza dello smartphone, larghezza uguale a 4 volte la larghezza degli smartphone, lunghezza uguale a tre volte la lunghezza degli smartphone. Gli smartphone non sono tutti identici, ma più o meno queste sembrano le dimensioni massime. Ora, anche senza sapere quali sono le dimensioni esatte degli smartphone e della carriola, assumendo le dimensioni relative che si possono ricavare dalla fotografia, si ha che, fissando a 1 la larghezza dello smartphone, questo ha dimensioni 0,12 x 2,16 x 1 (analoghe a quelle di uno Huawei Mate 20 Pro, curiosamente), e che la carriola ha dimensioni 1 x 6,46 x 4.

Quindi avremo un volume di 0,25 per ciascuno smartphone e di 25,86 per la carriola. Cioè quasi esattamente 100 smartphone per 1 carriola.

Direi che è assolutamente plausibile che nella carriola siano stati trasportati 99 smartphone.

Per quanto riguarda invece la plausibilità dell'hack in quanto tale, i dettagli forniti dall'artista sono curiosi: invece di collegare i 99 telefoni ad uno o più access point (che avrebbe potuto tranquillamente sistemare in una macchina parcheggiata lungo la strada) sostiene di aver utilizzato ben 99 SIM. A me sembra uno spreco di forze, ma probabilmente è l'unico modo per aggirare gli algoritmi che dall'analisi dei dati recuperati anche dagli smartphone presenti in una zona, decidono se c'è o meno traffico. Immagino che una connessione wifi venga considerata diversamente da una connessione cellulare, scartando il primo dato perché evidentemente appartenente ad un dispositivo non in movimento su un'auto. Allo stesso modo gli algoritmi dovrebbero essere in grado di aggregare i dati per discriminare la situazione in cui N utenti sono in coda lungo una strada dagli M utenti che sono comodamente seduti in un autobus e stanno usando le funzionalità di navigazione di Google Maps.

Anche se non escludo che Google Maps si sia limitato a verificare che quando un utente è seduto in un autobus normalmente NON usa Google Maps o se lo fa questa informazione evidentemente non è in grado di alterare l'analisi del traffico.

Per i 149 anni di Roma Capitale d'Italia

Questo "simpatico" vecchietto che ama vestirsi in modo stravagante e si vanta di avere un amico invisibile che vive in cielo e spia tutto il genere umano, sostiene che fare gli auguri prima del tempo porti jella. Al netto dell'evidente contraddizione tra questa affermazione che trasuda scaramanzia laica ed i precetti della fede cattolica, il Papa sembra d'accordo con la regola, non codificata ma seguita da tutti, per cui i compleanni NON si festeggiano mai in anticipo.

Malgrado questo l'alternativa e spensierata Giunta capitolina ha deciso di festeggiare il 3 febbraio 2020 i 250 anni di "Roma capitale d'Italia", incurante del fatto che la proclamazione avvenne il 27 marzo 1861. Quindi i festeggiamenti sono stati avviati con più di tredici mesi di anticipo, in barba alla superstizione e alla logica.

Anche volendo anticipare al giorno in cui venne pubblicata la legge che trasferiva la capitale del Regno d'Italia da Torino a Roma, il 4 febbraio 1871, i festeggiamenti sarebbero iniziati più di un anno prima. La legge 3 febbraio 1871, n. 33 entrò in vigore il 19 febbraio 1871, per cui pur volendo trovare una giustificazione alla data scelta dai nostri amministratori, non riusciamo a trovare niente di utile.

Per altro è noto a tutti, o per lo meno dovrebbe essere noto a tutti, che fino al 20 settembre 1870 Roma è stata la Capitale dello Stato Pontificio, per cui difficilmente avrebbe potuto, contemporaneamente, essere anche la Capitale del Regno d'Italia. Per cui anche iniziare un anno prima i festeggiamenti non ha molto senso. 250 anni fa, in questo periodo dell'anno, a Roma c'era l'esercito francese, a difendere gli interessi del Papa Re.

Insomma, da qualsiasi parte la si guarda, è solo l'ennesima dimostrazione di incapacità ed inconsistenza di chi ci amministra.

lunedì 3 febbraio 2020

La Cina dei miracoli

Quindi, fatemi capire: questi mettono insieme qualche container, in modo pure palesemente grossolano e raffazzonato, e la stampa italiana li esalta?

Per altro, malgrado le informazioni frammentarie, si tratta di un ospedale "da campo" che verrà gestito da "militari".

Quindi, ricapitoliamo: in una provincia cinese, quella di Hubei, che conta più di 57 milioni di abitanti (il 5% in MENO dell'Italia), per affrontare una epidemia c'è bisogno di costruire DUE ospedali da campo, per un totale di 2.000 posti letto.

Una situazione paragonabile a quella di un paese come l'Italia che dovesse scoprirsi incapace di trovare posto in ospedale allo 0,0033% della sua popolazione. In Italia sono disponibili circa 210.000 posti letto, per cui un incremento di 2.000 posti letto rappresenta meno dell'1%. Quindi la Cina non è in grado di gestire un aumento dell'1% nel numero dei ricoverati in ospedale. A me sembra che la notizia sia questa, oltre al fatto che "completare" un ospedale DA CAMPO in più di 10 giorni non è affatto un risultato apprezzabile. Anzi.

A me sembra che l'unica chiave di lettura sia questa: la sanità pubblica in Cina è gestita in modo talmente improvvisato e disorganizzato che un minimo aumento nel numero di persone da ricoverare rende necessario "costruire" in fretta e furia una struttura ospedaliera "da campo" da far gestire ai militari. Un'ammissione clamorosa di un livello talmente arretrato della pubblica amministrazione da lasciare senza parole, soprattutto se messa in relazione alle oscene condizioni sanitarie dei mercati alimentari. Eppure nessun giornale sottolinea questo aspetto, facendo anzi quasi intendere che la costruzione di un "ospedale" da zero in un paio di settimane sia la dimostrazione delle capacità della Cina.

venerdì 31 gennaio 2020

Il paese dei divieti

C'è da dire che a Roma si può imputare di tutto, tranne la mancanza di fantasia e di (auto)ironia. In una città in cui nessun divieto viene preso sul serio, ad iniziare proprio da chi quei divieti dovrebbe far rispettare, è quella ironico/sarcastica l'unica chiave di lettura di questo cartello, che invita tutte le persone provenienti dalla Cina a non entrare in quell'esercizio pubblico.

Non avrebbe senso, infatti, pensare che chi ha affisso questo cartello (che sembra non sia l'unico in città) possa veramente credere sia sufficiente a dissuadere chiunque dall'entrare nel locale... il 99% delle persone che si avvicinerà al locale non si accorgerà neppure del foglio affisso, probabilmente non lo leggerà nessuno.

E qualcuno gli dica di correggere "inconvenient" con "inconvenience", per favore.

Ma il vero "genio" è altro.

Sim swap scam, quando si preferisce scaricare sulla tecnologia i propri errori.

Con regolarità accade che sulla stampa generalista vengono pubblicati articoli che mettono in guardia da truffe a cui apparentemente neppure la tecnologia può mettere un argine.

Quasi sempre ci troviamo di fronte ad uno scenario in cui una tecnologia in uso da tempo viene abbandonata o messa "fuorilegge" in favore di una nuova, che sulla carta garantisce maggiore protezione, prestazioni o altro. Quasi sempre, in breve tempo, questa nuova tecnologia verrà accusata di essere meno sicura, più macchinosa, più pericolosa e spunteranno decine di articoli critici che dichiareranno in modo più o meno esplicito, che si "stava meglio quando si stava peggio".

Nei commenti a questi articoli, poi, sarà tutto un fiorire di aneddoti tesi a dimostrare l'indimostrabile (dalla superiorità del contante sulle carte di pagamento, a quella del token fisico sull'app di home banking, ecc.).

Al netto della retorica di cui sono impregnati articoli e commenti, quasi mai si parla di quello che è, in effetti, l'UNICO problema nei confronti del quale qualsiasi tipo di tecnologia si trova in difficoltà: la stupidità dell'utente. Si scopre, infatti, che alla base del 100% delle truffe che impropriamente vengono definite "informatiche" c'è invariabilmente un furto di dati (identità, documenti, credenziali di accesso a servizi vari, ecc.) dovuto alla superficialità con cui gli utenti gestiscono le loro informazioni sensibili (salvo poi straparlare di privacy in contesti in cui la "privacy" dovrebbe essere l'ultimo dei pensieri) e le lasciano in balia del primo venuto. Mi viene da ridere quando l'email scritta in italiano improbabile, che promette vincite mirabolanti in cambio del click su un link, vengono descritte come "hacking" o con termini ancora più altisonanti.

La verità è che chi viene "truffato" nel modo descritto dall'articolo ha ignorato, se non sabotato, qualsiasi norma e principio di cautela.

Qui viene spiegato in modo apparentemente più approfondito il funzionamento della "truffa". Ci sono solo alcuni dettagli che non tornano: chiunque, corrompendo un "addetto" di un operatore telefonico, può cercare e riuscire ad ottenere una sim con il numero di telefono di qualcun altro. Ma questo è solo il primo passo, perché a meno di immaginare che anche l'operatore della banca sia corrompibile e/o corrotto, con il solo numero di telefono si riesce a fare ben poco. La mia banca, per accedere all'app di home banking, vuole che io inserisca il codice cliente, poi un pin. Il codice cliente è scritto sul contratto, insieme al numero di telefono su cui viene inviato un codice di sicurezza che serve per il primo accesso. Quindi non è sufficiente il numero di telefono, ma occorrono anche altri dati, che normalmente non sono così facili da reperire (dubito che la gente pubblichi questo genere di informazioni su Facebook, ad esempio...).

Quello che solo altri articoli spiegano è che la vulnerabilità non è del sistema di autenticazione a due fattori, ma del sistema di autenticazione a due fattori basato sulla ricezione di un SMS. Il codice di accesso temporaneo inviato via SMS, infatti, verrebbe recapitato a chi ha effettuato il "sim swap", e non al legittimo proprietario dei dati. In ogni caso rimane il limite legato alla conoscenza delle altre informazioni necessarie per accedere ad un conto corrente, come ad esempio il codice cliente stampato sul contratto.

Per queste considerazioni l'uso di OTP basati su SMS è in via di eliminazione, sostituito dal più sicuro OATH TOTP. In ogni caso mi sembra del tutto evidente che nei casi descritti dagli articoli la tecnologia è stata aggirata a causa di comportamenti a dir poco superficiali degli utenti, per cui mi sembra del tutto arbitrario attribuirle colpe specifiche.

giovedì 23 gennaio 2020

La tutela della salute dei cittadini.

Nella polemica riguardante lo stop ai diesel Euro 6 da parte del Sindaco di Roma l'unica riflessione da fare, che ovviamente non ho letto da nessuna parte, era quella relativa alla distonia tra l'affermazione per cui lo stop è stato deciso per "tutelare la salute dei cittadini" ed il fatto che, malgrado il superamento dei limiti di legge fosse stato continuo e diffuso ed abbia generato una "criticità", non sia stato disposto il blocco TOTALE del traffico privato, senza limitarlo ad una parte limitata dello stesso.

Io mi aspetto, da parte di chi pretende di "tutelare" la mia salute, provvedimenti che vadano oltre la propaganda, oltre l'ipocrisia.

Se è in pericolo la salute delle persone si vieta la circolazione a TUTTE le automobili, altrimenti è solo demagogia.

La crisi dell'editoria e le modalità di abbonamento ideate da criceti impazziti.

Non metto in dubbio il fatto che la pirateria "ruba" ai quotidiani una parte importante dei possibili introiti, ma ci sono una serie di considerazioni da fare.

Prima di tutto, le statistiche che parlano di pirateria sono realizzate in modo tale da includere chiunque nel novero dei pirati, senza distinguere tra chi ha scelto di rivolgersi alla pirateria in alternativa all'acquisto legale e chi ha scaricato una copia pirata di un quotidiano o di un libro ma non avrebbe mai acquistato lo stesso in versione cartacea. Poi non c'è mai una distinzione netta tra la pirateria di chi vende copie di libri e quotidiani ad un prezzo inferiore a quello normale e la pirateria di chi condivide in modo gratuito le stesse cose: anche qui vale il discorso per cui la diffusione gratuita di materiale protetto da diritti d'autore non è automaticamente un mancato introito, perché probabilmente gran parte delle persone che ottiene gratuitamente quel materiale non l'avrebbe acquistato a nessun prezzo, per quanto basso.

Il secondo punto, non meno importante, riguarda le modalità di pagamento tipiche di questo tipi di prodotti.

A parte pochi casi, in cui il lettore può decidere liberamente quando far iniziare l'abbonamento e quando fermarlo, senza essere costretto a pagare in anticipo per mesi o anni interi, ci sono decine di giornali che propongono una serie interminabile di modalità di abbonamento, che prevedono sempre un pagamento in anticipo per periodi lunghi, l'accesso ad una parte dei contenuti per gli abbonamenti più economici, oppure ad una "selezione" di articoli, senza la possibilità di acquistare una sola copia del giornale o di abbonarsi potendo sospendere l'abbonamento a piacere. Per altro le copie dei quotidiani rimangono disponibili per un tempo limitato e spesso il download di una copia in formato pdf non è possibile.

Insomma, modalità di gestione degli abbonamenti del tutto inadeguate al mercato.

La stessa cosa accade, anche se con modalità leggermente diverse, con i libri. Mentre la copia cartacea è a nostra disposizione in modo continuo ed illimitato, quella digitale è volatile, come dimostra il caso Microsoft. Il fatto è che passare dall'acquisto di un bene fisico all'ottenere una "licenza di lettura" non sembra un gran vantaggio, per il lettore. Forse potrebbe essere più utile pensare a forme di acquisto meno complicate, meno costose, più flessibili.

Un altro punto è relativo alla fruibilità dei contenuti. Non so quanti di voi hanno provato a leggere un quotidiano in formato pdf, su un dispositivo qualsiasi. E' una cosa impossibile, dovuta al fatto che il pdf mantiene dimensioni proporzionate a quelle della copia cartacea del quotidiano, dimensioni che non hanno niente a che vedere con un display. Per altro un pdf non è dinamico, quindi costringe il lettore a spostamenti manuali sulla pagina, per ingrandire e ridimensionare le porzioni che si vogliono leggere. Insomma, una tragedia.

Tutto questo per dire che la lotta alla pirateria è sacrosanta, che certi comportamenti devono essere condannati, ma che non leggo MAI nessun tipo di autocritica da chi produce e vende quotidiani, settimanali, libri. Forse sarebbe il caso di iniziare a lavorarci su.

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