giovedì 23 gennaio 2020

La crisi dell'editoria e le modalità di abbonamento ideate da criceti impazziti.

Non metto in dubbio il fatto che la pirateria "ruba" ai quotidiani una parte importante dei possibili introiti, ma ci sono una serie di considerazioni da fare.

Prima di tutto, le statistiche che parlano di pirateria sono realizzate in modo tale da includere chiunque nel novero dei pirati, senza distinguere tra chi ha scelto di rivolgersi alla pirateria in alternativa all'acquisto legale e chi ha scaricato una copia pirata di un quotidiano o di un libro ma non avrebbe mai acquistato lo stesso in versione cartacea. Poi non c'è mai una distinzione netta tra la pirateria di chi vende copie di libri e quotidiani ad un prezzo inferiore a quello normale e la pirateria di chi condivide in modo gratuito le stesse cose: anche qui vale il discorso per cui la diffusione gratuita di materiale protetto da diritti d'autore non è automaticamente un mancato introito, perché probabilmente gran parte delle persone che ottiene gratuitamente quel materiale non l'avrebbe acquistato a nessun prezzo, per quanto basso.

Il secondo punto, non meno importante, riguarda le modalità di pagamento tipiche di questo tipi di prodotti.

A parte pochi casi, in cui il lettore può decidere liberamente quando far iniziare l'abbonamento e quando fermarlo, senza essere costretto a pagare in anticipo per mesi o anni interi, ci sono decine di giornali che propongono una serie interminabile di modalità di abbonamento, che prevedono sempre un pagamento in anticipo per periodi lunghi, l'accesso ad una parte dei contenuti per gli abbonamenti più economici, oppure ad una "selezione" di articoli, senza la possibilità di acquistare una sola copia del giornale o di abbonarsi potendo sospendere l'abbonamento a piacere. Per altro le copie dei quotidiani rimangono disponibili per un tempo limitato e spesso il download di una copia in formato pdf non è possibile.

Insomma, modalità di gestione degli abbonamenti del tutto inadeguate al mercato.

La stessa cosa accade, anche se con modalità leggermente diverse, con i libri. Mentre la copia cartacea è a nostra disposizione in modo continuo ed illimitato, quella digitale è volatile, come dimostra il caso Microsoft. Il fatto è che passare dall'acquisto di un bene fisico all'ottenere una "licenza di lettura" non sembra un gran vantaggio, per il lettore. Forse potrebbe essere più utile pensare a forme di acquisto meno complicate, meno costose, più flessibili.

Un altro punto è relativo alla fruibilità dei contenuti. Non so quanti di voi hanno provato a leggere un quotidiano in formato pdf, su un dispositivo qualsiasi. E' una cosa impossibile, dovuta al fatto che il pdf mantiene dimensioni proporzionate a quelle della copia cartacea del quotidiano, dimensioni che non hanno niente a che vedere con un display. Per altro un pdf non è dinamico, quindi costringe il lettore a spostamenti manuali sulla pagina, per ingrandire e ridimensionare le porzioni che si vogliono leggere. Insomma, una tragedia.

Tutto questo per dire che la lotta alla pirateria è sacrosanta, che certi comportamenti devono essere condannati, ma che non leggo MAI nessun tipo di autocritica da chi produce e vende quotidiani, settimanali, libri. Forse sarebbe il caso di iniziare a lavorarci su.

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