mercoledì 5 giugno 2019

Pubblicità mirata.

Chi effettua con una certa costanza acquisti on line si sarà accorto che la pubblicità che compare sui siti che vengono navigati immediatamente dopo l'acquisto (o a volte anche solo dopo una ricerca di un prodotto su Amazon o Ebay) viene visualizzato e pubblicizzato proprio quel prodotto, fornendo un link diretto al sito del venditore.

Del resto chi è che non ricomprerebbe IMMEDIATAMENTE un secondo esemplare dell'oggetto che ha appena acquistato?

E c'è chi paga per avere questo servizio.

Whirlpool e l'incapacità del ministro del lavoro di capire la realtà.

"Secondo l'azienda, la profittabilità del sito produttivo, nonostante gli investimenti che in questi anni sono di circa 70 milioni, resta sotto la media del gruppo e quindi non più sostenibile."

Chissà se il ministro del lavoro è in grado di analizzare questa affermazione e di capirne il significato.

Sono abbastanza sicuro del fatto che non sia in grado di farlo.

Altrimenti capirebbe che minacciare di chiedere la restituzione di 14, 15 o 16 milioni di contributi pubblici ad un'azienda che ha investito 70 milioni inutilmente sono una minaccia ridicola.

Perché il problema non è la VOLONTA' dell'azienda di rimanere o lasciare, ma il fatto che il SISTEMA ITALIA non è in grado di incentivare nessuna azienda a RIMANERE.

Il problema non sono gli incentivi che Whirpool ha ricevuto, ma la mancanza di infrastrutture, di leggi chiare, di procedure burocratiche snelle, di tasse ed imposte troppo alte.

Il problema è che Whirpool sarà felicissima di pagare qualsiasi cifra, pur di andar via.

Noa, che ha deciso di morire.

Come al solito, in Italia, la questione diventa "morale" e "culturale" e viene inquadrata in un contesto "collettivo", come se il singolo non avesse il diritto di decidere per sé, trattato come un incapace e minorato.

Noa, che ha deciso di morire, sarebbe stata obbligata a curarsi.

A Noa, che ha deciso di morire, sarebbero state inflitte altre sofferenze, perché analogamente in quanto postulato in Comma 22, «Chi è depresso può chiedere l'eutanasia, ma chi chiede l'eutanasia non è depresso.».

Noa, che ha deciso di morire, non avrebbe dovuto avere la possibilità di scegliere il suo destino, perché secondo i soliti esperti da salotto, la sua scelta è stata viziata "da una prospettiva disperata" e condizionate "dal disturbo e dalla sofferenza".

Noa, che ha deciso di morire, avrebbe dovuto vivere perché qualcun altro non è in grado di capire e valutare la sofferenza che provava, e pretende di minimizzare le motivazioni che l'hanno portata ad una decisione senza ritorno.

Forse, nella mente di tanti commentatori, la soluzione è nel suicidio, magari compiuto in modo eclatante. Forse il problema è tutto qui, nell'incapacità di accettare il fatto che qualcuno possa scegliere di morire, ad un certo punto.



Marco Cappato sostiene che in realtà l'eutanasia per Noa non sia mai stata autorizzata, e che la ragazza si sia suicidata non avendo intenzione di seguire il percorso terapeutico forzato che le era stato imposto.

Noa, che ha deciso di morire malgrado tutto, dovrebbe insegnarci qualcosa.

A tacere, innanzitutto.

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